In fondo al corridoio della biblioteca ci sono Elena e Giulia sedute attorno a un banco da scuola ad aspettare, alla macchinetta del caffè le insegnanti, e poi noi che memori del ritardo sistematico che reputo essere insito nella natura stessa del PEI, abbiamo deciso di arrivare puntuali senza anticipo.

Elena è logopedista, Giulia è psicologa, Ginevra è psicomotricista, lavorano all’AT21 e seguono mia figlia ogni settimana.

Tutti concordano che è stato un bell’anno scolastico per Maria, ha fatto diversi progressi a livello sia relazionale sia di apprendimento didattico. Ricordo ancora la mia disperazione quando lei iniziò la scuola materna, adesso sta per finire il secondo anno: un ambiente completamente nuovo, le insegnanti che ancora non la conoscevano, nonché un insegnante di sostegno in graduatoria che però aveva rifiutato l’incarico. E la nostra sensazione di impotenza. In quel periodo devo aver un pò intasato la linea telefonica dell’associazione, avevamo perfino pensato di cambiare scuola, o addirittura di mandare in classe un educatore privato retribuito dalla famiglia, se solo fosse stato possibile. Poi piano piano le cose sono migliorate, l’associazione è entrata in interazione con la scuola: le terapiste hanno fatto osservazioni in classe, condiviso con le insegnanti la loro conoscenza di Maria e quelle che reputavano essere la modalità di interazione con la bambina…